CORONA VIRUS. COVID19
Il Corona Virus che ci ha colpito duramente, fa parte di una grande famiglia di virus comuni sia al mondo animale che a quello umano. Al momento si conoscono 7 diversi tipi di Corona Virus, l’ultimo che abbiamo conosciuto bene è appunto il SARS-CoVID-19
Nel corso degli ultimi venti anni il mondo umano è entrato in contatto con almeno altri due coronavirus, il SARS-CoV (responsabile appunto della SARS del 2002) e il MERS-CoV)
[ SARS: Severe Acute Respiratory Syndrome : grave sindrome respiratoria acuta ]
[ MERS: Middle East Respiratory Syndrome: Sindrome respiratoria del medio oriente]
Qualche volta succede che i virus, non solo quelli della famiglia Corona, facciano il “salto di specie”, passando dagli animali all’uomo. Pare che sia successo proprio questo nel caso di questo virus, fino ad oggi sconosciuto per l’uomo , che si è appunto diffuso in tutto il mondo (eccetto l’Antartide) , causando appunto una pandemia.
MODALITA’ DI TRASMISSIONE
Come il virus sia passato dagli animali e da quale animale all’uomo ad oggi non è ancora certo. Inizialmente si pensava ai serpenti, successivamente si è ipotizzato ai pipistrelli. Comunque sia, man mano che l’epidemia si è espansa, il meccanismo di trasmissione attraverso le goccioline di saliva e materiale contaminato è diventato quello principale.
-Trasmissione attraverso le goccioline (Droplets)
Il Virus viene rilasciato attraverso le secrezioni respiratorie quando una persona infetta parla, tossisce o starnutisce. Queste goccioline possono infettare altre persone se vengono in contatto diretto con le mucose. Il virus si diffonde anche attraverso il contatto con superfici contaminate portando le mani agli occhi, alla bocca o al naso. Le goccioline tipicamente non “corrono” oltre i due metri circa e non “volano” nell’aria. (nonostante questo, soprattutto in un territorio come il nostro molto inquinato, con presenza delle polveri sottili che sembrano veicolare e mascherare il virus, una precauzione per la diffusione aerea è consigliata). Si pensa che il massimo della contagiosità avvenga nei pazienti sintomatici , ma pare che anche gli asintomatici o i sintomatici leggeri possano essere contagiosi.
-Altri meccanismi di trasmissione
Il Virus può apparire nelle feci, potendo quindi contaminare le tazze dei servizi igienici
Ci sono stati casi , molto pochi fortunatamente, di neonati positivi al virus anche se ancora non si è capito se la contaminazione sia avvenuta prima o dopo il parto (quindi possibile contaminazione fetale).
Si pensa che il massimo della contagiosità avvenga nei pazienti sintomatici , ma pare che anche gli asintomatici o i sintomatici leggeri possano essere contagiosi.
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Odontoiatria ai tempi del Covid-19
ASPETTI CLINICI
-Periodo di incubazione
L’esatto periodo di incubazione non è ancora noto. Si presume sia tra i 2 e i 14 giorni dopo l’esposizione, con la maggior parte dei casi entro i 5 giorni dopo il contatto col virus
-differenti gradi di severità della patologia
Nella maggior parte dei casi le infezioni si autolimitano. Il COVID-19 tende a causare stati morbosi gravi nella popolazione più anziana o in pazienti con problemi medici pregressi. Sulla base delle informazioni del centro cinese di controllo e prevenzione della patologia, ottenute studiando circa 44500 casi confermati di infezione si sono ottenuti questi dati:
- Leggero stato morboso nell’81%
- Stato morboso severo ( Ipossemia, più del 50% del polmone interessato sulla base di immagini radiografiche nelle 24-48 ore) nel 14%
- Patologia critica ( Incapacità respiratoria, shock, sindrome di disfunzione multi-organo) nel 5%
- Fatalità complessiva tra il 2,3 e il 5%
-età
- Perlopiù mezz’età ( >30 anni) e anziani
- Non comuni infezioni nei bambini e quando capita la sintomatologia è molto leggera
-quadri clinici
- Febbre nell’ 88%
- Affaticamento nel 38%
- Tosse secca nel 67%
- Dolori muscolari nel 14,9%
- Dispnea nel 18,7%
La polmonite è la manifestazione più ricorrente e più severa . in questi pazienti la difficoltà respiratoria insorge dopo una media di 5 giorni di malattia
- Sindrome da difficoltà respiratoria acuta e esevera nel 3,4%
Altri sintomi
- mal di testa
- rinorrea
- sintomi gastrointestinali
- mal di gola
- anosmia (perdita dell’olfatto)
- disgeusia (perdita /riduzione del gusto)
circa l’80% dei casi confermati di COVID-19 sviluppa una patologia leggera o moderata e circa il 13% accusa sintomi severi ( dispnea, frequenza respiratoria> 30/min, saturazione dell’ossigeno nel sangue<93%)
in meno del 6% dei casi si sviluppa una malattia critica con blocco respiratorio, shock settico e/o disfunzione mono/multiorgano.
DIAGNOSI
Ad oggi si dovrebbe considerare il sospetto di infezione per i soggetti
- con sintomi riferibili alle vie aeree senza una eziologia che giustifichi tali sintomi e con una storia di permanenza o transito in aree di presenza e persistenza dell’infezione
- con patologie respiratorie che abbiano avuto contatti con soggetti dichiarati casi COVID-19 nell’arco degli ultimi 14 giorni
- con gravi sintomi respiratori senza motivazioni cliniche pregresse
CASI PROBABILI:
soggetti i cui test (tampone o sierologico) non dà risultati certi
CASI CONFERMATI:
soggetti i cui test di laboratorio siano confermti, a prescindere dai segni e sintomi clinici
CONTATTI RAVVICINATI CON SOGGETTI PROBABILI O CONFERMATI:
si definiscono tali quelli che avvengono tra persone che convivono con soggetti COVID, che hanno avuto contatti fisici diretti o con secrezioni o che sono stati “faccia a faccia” in un raggio di 2 metri e per un tempo superiore ai 15 minuti con soggetti COVID.
ESAMI DI LABORATORIO
Ad oggi siamo in possesso di un tampone naso faringeo e test sierologici. Purtroppo entrambe le metodiche hanno mostrato una non completa affidabilità. Ovviamente ci sono molti markers sierologici (ottenuti dalle analisi del sangue) in grado di darci molte informazioni sullo stato infettivo.
ESAMI RADIOGRAFICI
Rx e TAC polmonari sono sicuramente dirimenti sulla situazione di polmonite caratteristica di queta infezione
GESTIONE E TERAPIA
Ad oggi la gestione della pandemia avviene essenzialmente tramite il tracciamento e l’isolamento sociale dei soggetti infettati.
Esistono vari protocolli terapeutici ancora non definitivi, volti al controllo della replicazione virale e della risposta del sistema immunitario. Infatti i problemi che solleva questa virosi, oltre al danno diretto che il virus dà ai tessuti bersaglio, sono legati ad una risposta immunitaria che in alcuni soggetti è particolarmente aggressiva verso l’organismo stesso, quasi come una patologia autoimmune acuta. Altro aspetto terapeutico è volto al controllo delle problematiche vascolari e microvascolari causate sempre da risposte abnormi dell’organismo stesso.
RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI
La comunità scientifica sta facendo sforzi in varie direzioni per fronteggiare questo virus pandemico, sia nel campo della diagnosi, della terapia e della gestione sociale.
I virus in generale e a maggior ragione quelli a diffusione “aerea” si sviluppano in “cluster”, in “famiglie virali” che continuano a cambiare il loro asset genetico. Per questo motivo l’obbiettivo di un vaccino realmente efficace sembra piuttosto lontano (forse inutile?) . Ai nostri occhi appare più utile la ricerca di un farmaco antivirale che richiederebbe sicuramente meno tempo di un vaccino (dai 6 mesi ad un anno per un vaccino testato) e consentirebbe di salvare nell’immediato molte vite.
Per nostra formazione vedremmo molto importante una linea di ricerca che vada ad individuare i soggetti a rischio e le situazioni patologiche pregresse che alzano notevolmente il rischio di sintomatologie gravi (ricordiamoci che la stragrande maggioranza dei soggetti infettati ha avuto sintomi molto lievi o moderati o addirittura nessun sintomo). Concentrarsi sui fattori di rischio per minimizzarli o per predisporre risposte terapeutiche adeguate ci sembra la strategia più lungimirante, più rapida e più efficace
Bisognerebbe cambiare quindi il punto di vista, ovvero spostare l’attenzione dal virus che, seppur nuovo, non è differente da altri virus dello stesso tipo, AL TERRENO, OVVERO ALLO STATO DELL’ORGANISMO CHE VIENE IN CONTATTO COL VIRUS, CAPIRE PERCHE’ ALCUNI SOGGETTI SVILUPPINO SINTOMI PIU’ O MENO GRAVI O ADDIRITTURA NON LI SVILUPPINO PROPRIO.
QUESTO APPROCCIO, ai nostri occhi, ci CONSENTIREBBE OLTRE AD USCIRE PIU’ RAPIDAMENTE DA QUESTA SITUAZIONE ACUTA ANCHE DI FRONTEGGIARE IN FUTURO SITUAZIONI ANALOGHE CON MAGGIOR EFFICACIA
Il vecchio adagio “PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE”…
L'ODONTOIATRIA AI TEMPI DEL COVID-19:
Ospedali, Cliniche e in generale luoghi di cura dove avviene un contatto fisico tra un terapeuta e un paziente, sono ovviamente i luoghi più a rischio per la disseminazione di agenti biologici, più o meno patologici (i fatti recenti lo confermano tristemente). Tra questi luoghi gli Studi Dentistici da sempre , vista la creazione di aerosol durante le procedure con strumenti rotanti, sono stati considerati tra i più a rischio per le infezioni crociate per gli agenti biologici che si trasmettono attraverso l'aria . Proprio per questo motivo tutte le procedure di sanificazione degli ambienti, delle tubature dell'acqua , le procedure di sterilizzazione degli strumenti rotanti e non, sono scrupolosamente normate e regolarmente (almeno nel nostro studio) verificate dalle Autorità competenti.
In questo modo gli Studi Dentistici sono diventati, tra i luoghi deputati alle cure mediche, probabilmente i più sicuri (se vengono rispettate le linee guida), a tutto vantaggio dei pazienti ma soprattutto degli operatori, che a ben vedere sono i soggetti più a rischio di contrarre patologie e quindi i più interessati a che il luogo di lavoro sia privo di rischi.
Per questo vengono seguiti precisi protocolli per la detersione e disinfezione delle superfici e degli ambienti, oltre ovviamente quelli per la sterilizzazione dello strumentario specifico. (Qui il link alla sezione del nostro sito sui sistemi di disinfezione che usiamo)
COSA CAMBIERA' NEL NOSTRO APPROCCIO?
In realtà le nostre procedure cambieranno molto poco, visto che già si attuavano le strategie corrette.
- i pazienti saranno invitati a lavarsi le mani appena entrati in studio o ad utilizzare il gel disinfettante che verrà fornito
- i pazienti saranno sottoposti ad un rapido questionario volto a valutare i fattori di rischio COVID ( recenti contatti con pz COVID, eventuali sintomi nelle ultime settimane etc)
- ai pazienti verrà provata la temperatura corporea e la saturazione di ossigeno nel sangue (non sono esami invasivi)
- nel caso di procedure che producano aerosol verrà fatto indossare anche al paziente camice, cuffia monouso e occhiali protettivi
- borse, telefoni cellulari e giacche verranno riposte in contenitori chiusi e disinfettabili