IL MIO BIMBO DIGRIGNA I DENTI!! SOFFRE DI BRUXISMO? PUO’ ESSERE PERCHE’ ANCHE IO NE SOFFRO?

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bruxismo

04/07/2019

Spesso ci capita di vedere che i denti da latte dei nostri figli sono consumati, tanto da essersi tutti appiattiti e a volte si possono ascoltare i dentini sfregare durante la notte…

Per bruxismo si intende quella serie di attitudini, movimenti e atteggiamenti che coinvolgono i muscoli masticatori, la lingua, le labbra e le guance, spesso portando i denti a contatto, serrandoli e/o digrignandoli. Insieme all’onicofagia (mangiarsi le unghie) e all’abitudine di rosicchiare penne o altri oggetti, rientra nella categoria delle “parafunzioni”, che come dice il nome sono “funzioni parassita”, cioè non sono previste tra le funzioni dell’apparato masticatorio. In realtà una funzione ce l’hanno, ma non siamo abituati a considerarla tale: l’eliminazione di tossicità di natura emotiva.

Perché eseguiamo automaticamente queste azioni tanto da non poterne fare a meno? Perché è così difficile smettere? Come è possibile controllarsi durante la notte, quando non possiamo intervenire con la volontà? Il bruxismo ha lo stesso significato in adulti e bambini?



Le ragioni che ci portano a bruxare sono molteplici e se analizziamo il fenomeno da più punti di vista possiamo capire come si tratti della risposta dell’organismo a fattori ambientali, principalmente di tipo emotivo e/o biochimico. Buona parte delle situazioni di disbiosi, cioè di disequilibrio della flora intestinale (soprattutto da parassiti), sono capaci di generare bruxismo, dandoci un’ulteriore dimostrazione del collegamento tra intestino e cervello. E’ vero anche che il bruxismo è generato da uno scorretto “incastro” tra i denti, meglio detto occlusione dentaria, che nei bambini per esempio non è quasi mai stabile per lunghi periodi, a causa della permuta.  Ciò che però si riscontra giornalmente nella pratica clinica,  corroborato da parecchi studi scientifici, è il grande legame del bruxismo con gli stati emotivi del paziente. La neurologia infatti ci insegna che la sede delle nostre emozioni, la “centrale di comando” (dal cartoon “Insideout”) è situata in un’area del nostro cervello che si chiama “Sistema Limbico” e che ha molti collegamenti con l’area di gestione della contrazione dei muscoli masticatori . Un’iperattività dell’area emotiva, per stress, non necessariamente di natura negativa, genererà più facilmente un’attivazione dei muscoli masticatori e quindi un contatto tra i denti. Sarà a questo punto che si potranno verificare situazioni ed eventi differenti a seconda di qual è “l’incastro”, cioè l’occlusione, oltre al modo in cui viene utilizzata, ovvero la sua dinamica. Occlusioni normali ed equilibrate saranno favorite nel resistere più a lungo sotto i colpi del bruxismo, senza rompersi o generare sintomi muscolari o articolari; difetti nell’occlusione invece saranno causa più facilmente di problemi a uno o più componenti del sistema, cioè denti, muscoli e articolazioni. Tutto è molto condizionato dal livello di stress in cui ci troviamo: possiamo insomma avere un’occlusione dentaria perfetta ma metterla molto più alla prova di quanto faccia qualcun altro con un’occlusione più problematica ma meno sotto stress. Le conseguenze sono ovvie, anche con un’ottima occlusione.

Nei bambini il bruxismo ci può guidare nella diagnosi di disbiosi e/o parassitosi intestinale, può andare a modificare le superfici dei denti e il corretto e simmetrico sviluppo di tutto il viso, ma a volte è un tentativo del sistema “cranio” di espandersi volumetricamente; le spinte che i denti dell’arcata inferiore esercitano sui superiori durante il bruxismo, generano crescita tridimensionale e a volte il sistema si autoregola in questo modo.

Dal punto di vista terapeutico, vista la multifattorialità del fenomeno bruxismo, sarà importante impostare una terapia che tenga conto delle varie origini del disagio: andrà curata la struttura, con ausili odontoiatrici  e con interventi manipolatori atti a regolarizzare la funzione delle strutture anatomiche coinvolte; la biochimica, affrontando la disbiosi, parassitosi e altre situazioni che possono generare bruxismo, come per esempio le intossicazioni da metalli; e la psico-emotività, cercando attraverso la gestione dello stress di lavorare sulla fonte più importante e di impatto sul bruxismo.


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